mercoledì 6 luglio 2011

Fenomenologia della Cacca

Continuiamo la nostra disamina delle cose di questo pazzo pazzo mondo (dopo il Vecchio con il Cappello) indagando le varie forme e le varie tipologie di una attività, per noi animali, fondamentale: la cacca. Cosa sia, ben lo sappiamo. Ma in quante forme e varietà, in quanti colori e suoni essa si dà, molto spesso ci rimane ignoto. Quindi, sperando di fare cosa gradita al grande pubblico, cercherò di porre una pezza a questa pericolosa falla interpretativa che rischia di mettere a soqquadro (Che bello! Non usavo questo termine dalle elementari!) l’interno mondo Occidentale.
Quindi, sperando che il bagno non sia già occupato, iniziamo:

Normale: senza infamia né lode, essa ci mette in condizione di affrontare nel modo giusto le insidie della vita.

Mattutina: quella che regala più soddisfazioni.

Dolby Surround: ovvero, come da titolo, quella accompagnata da suoni e rumori provenienti da un altro mondo (che nulla ha di umano). Determina l’intervento degli artificieri sia per il rumore molto vicino a delle esplosioni sia perché poi si deve bonificare il bagno. Inoltre, Dolby Surround perché la tazza fa da cassa da risonanza creando così un gustoso effetto stereofonico.

Pecora: piccole pallette che vengo espulse anche con foga, un suono di mitragliatrice che accompagna la nostra attività e schizzi (chissà di cosa…) che arrivano fino alla nostra pelle. Chiamata così per l’enorme somiglianza con quella ovina.

Cascata delle Marmore: non credo abbia bisogno di spiegazioni.

Champagne: quella che più di tutti sorprende. Sì, perché senza alcuna avvisaglia ci si mette sulla tazza, si toglie una piccola cosetta che fa le veci di tappo e poi… l’inferno. Un esplosione cosmica molto simile al big bang che arriva ovunque e che ci lascia esterrefatti. Di colore chiara, molto spesso è determinata dal cibo ingerito o dal clima improvvisamente molto freddo.

Perfetta: il paradiso di ogni uomo (e donna). Nessuno sforzo, nessuna faccetta strana, nessun rumore. Esce, così, come un fiume che torna al mare. Il ciclo si chiude, il mondo fuori la finestra festeggia, la vita ci sorride. Una sensazione di benessere ineguagliabile ci pervade e potremmo rimanere lì per tutta la vita. Peccato solo che poi finisca. Non sporca nemmeno: basta un pezzettino di carta… tutto qui. Pefetta.

Colta: non ha particolarità ma è accompagnata dalla lettura di numeri di Focus o, per le donne, Cosmopolitan o Grazia. I più colti, invece, la fanno con qualche buon libro, i focosi con Max o GQ; per quelle davvero lunghe si usa l’intera Enciclopedia Treccani.

Pongo: si stà lì, ci si sforza, si suda, magari si fa anche qualche mugugno ma niente. Eppure lo sappiamo benissimo che c’è, anche tanta, appena sull’orlo ma esce solo qualche cosetta e a prezzo di sforzi infami. La più detestata è senza dubbio lei, la cacca pongo che non scende mai e che fa consumare metri e metri di carta igienica. Ci si alza ancora con la sensazione di sporco dentro, insoddisfazione e un leggero formicolio alle gambe.

S.O.S.: quella fatta in condizioni di emergenza e per cui i fazzolettini Tempo con Morbistenza è stata un’invenzione necessaria. Nascosti dietro un cespuglio, infilati tra due macchine o alla piazzola di sosta dell’Autostrada questa cacca è infida e maligna perché richiede sempre più tempo del necessario. Si vorrebbe fare un cosa veloce e, invece, molto spesso, ci obbliga ad una notevole battaglia; risultato, al 99% verremo avvistati da un camionista di passaggio o da un cercatore di funghi (due su tre, anche se nascosti nella Valle Oscura della Morte Misteriosa, una persona che si conosce).

Anaconda: ci si accorge subito di stare facendo qualcosa di notevole, unico, straordinario. Un bestione lungo anche molti centimetri che si gira, si contorce molte volte fino a spingersi molto fuori dall’acqua, fino a metà tazza. Gigantesco e grandioso, ci si affeziona subito e quasi lo si coccola come un figlio. Alcuni, lo mandano a scuola. I più cattivi tentano di liberarsene ma la sua massa è così grande che non basta una sola sciacquata. Esistono esemplari che, non distruggendosi neppure nelle fogne, sono stati trovati integri al largo di Brindisi tentando di ritornare a nuoto sulla terra ferma.

venerdì 27 maggio 2011

Cosa avrà voluto dire? / 3

Cari lettori,
questa settimana ritorna la rubrica "Cosa Avrà voluto dire?" con un evento col botto!
Come tutti avete visto, il nostro premier a questo G8 ha parlato con i maggiori capi di stato del mondo dei rischi per la democrazia insiti nell'assetto democratico del nostro paese.
Ma, come sempre fa la stampa di sinistra, il suo senso é stato totalmente travisato e strumentalizzato.
Noi, in esclusiva, sappiamo davvero dire cosa Berlusconi ha detto ad Obama!
Ma, siccome potremmo anche sbagliarci, vi invitiamo a scrivere cosa, secondo voi, il nostro premier abbia detto davvero a Mr. Obamaaaa!





- Ehi, ma allora davvero non sei solo abbronzato... sei proprio negro!

martedì 24 maggio 2011

Grazie, Francesca

Ancora sconvolti dalla potenza dell’evento Poiesis che in questi giorni ha riempito le strade della nostra città, non possiamo fare altro che rendere grazie al suo organizzatore in capo, cioè Francesca Merloni. Già poeta, già figlia d’industriale, già donna, il suo contributo all’evento può essere descritto con una sola parola: fondamentale.
Non sappiamo ancora bene qualcosa sul suo privato, sul suo io interiore, su ciò che mangia ma questa curiosità sarà presto soddisfatta, come molti sanno, dall’uscita (per i tipi di Rizzoli) della sua autobiografia: Piano cottura, piano di vita in cui si racconta senza filtri (di cappe).
Per ora, siamo solo in grado di anticiparvi alcuni titoli dei suoi lavori che saranno contenuti nel suo prossimo volume di poesia dal titolo ScaldaBagno ScaldaCuore:
Centrifugami di Baci
Asciugatori, questi sconosciuti
Ciclo Delicati, Ciclo della Vita
Poesia in Classe AA

Ma in compenso, in esclusiva mondiale per il Blog, siamo lieti di offrirvi il testo della poesia Forno son desto? contenuta nel volume già citato. Per tutto questo e per altro che non ci viene in mente ma che sarà stato sicuramente importantissimo, grazie.

Forno o son desto?

Come forno, il mio essere vibra e si scalda
Il ventilato riporta profumi passati
Pollame, grano, patate
Elementi stuprati di questa terra
Perché i gradi non sono mai abbastanza
E una crostata non potrà mai contenere
La bellezza di questo mondo

domenica 22 maggio 2011

Orgoglio

Il nostro beneamato sindaco, seppur all’estero, apprende con somma gioia dell’evento che, finalmente, proietta il nostro paesello nel novero delle grandi metropoli italiane.

In questa foto, le sue impressioni


giovedì 19 maggio 2011

Fenomenologia del Vecchio col Cappello

Come sa chiunque abbia guidato in vita sua una macchina, le strade oggi sono sempre più infestate da una razza che sta prendendo il sopravvento nell’ecosistema viatico italiano: tale forma di vita si chiama il Vecchio col Cappello.
Il Vecchio col Cappello abita principalmente le piccole e medie strade locali spostandosi solo di rado sulle grandi arterie nazionali. Preferisce, di norma, il week-end ma principalmente la domenica esplode la sua festa: è in questa giornata, infatti, che il Vecchio col Cappello prende la sua macchina e, nella più completa sguaiatezza, fa la sua passeggiata: spesso, è in compagnia della propria consorte ma, se non gli è riuscito di incastrarla in macchina con la forza o con l’inganno, sequestra qualche nipote e lo costringe a fargli compagnia. Ed Egli, pur pascolando negli entroterra più sperduti delle nostre province, questi non saranno mai così sperduti per far sì che Essi non si materializzino di fronte a voi proprio quando passate lì.
Esiste una legge, infatti, (la Legge del Vecchio con Cappello) che fotografa un evento fisico ben definito: maggiore sarà la vostra fretta, maggiore sarà la quantità di Vecchi con il Cappello che troverete dal punto A al punto B.
Inoltre, la Seconda legge dice: la vostra fretta è inversamente proporzionale alla velocità del Vecchio col Cappello.
Come accorgersi di un Vecchio col Cappello? Daremo qui un rapido prontuario per riconoscerli:
1) è vecchio
2) ha il cappello
3) guida, di norma, una Uno, una Tipo o una Panda vecchissima
4) nei centri abitati viaggia alla velocità di 6 km/h ma, appena uscito, accelera improvvisamente fino a raggiungere le impressionanti velocità di 50 km/h per poi ritornare ad una media di 11 km/h
5) la sua macchina, sotto l’influsso dell’adattamento biologico della teoria evoluzionista, non ha più la quinta causa l’inutilizzo sedimentato di parecchi anni
6) è vecchio (l’abbiamo già detto ma è giusto ribadirlo)
7) non mette mai una freccia
8) frena in salita
9) inizia a frenare, per prepararsi ad una svolta, circa 6/7 km prima
10) il suo accompagnatore ha l’aria triste e sconsolata come di chi va alla guerra

Insomma, questi Vecchi col Cappello sono tra noi e sono ovunque; la cosa peggiore è che legalmente non puoi farci nulla.


Nella foto sottostante, un esemplare:

Scusate

Avevo un po' da fare. Ora sono tornato. (Potrebbe anche non fregarvi ma rieccomi qua, un po' come l'Herpes).

mercoledì 19 gennaio 2011

Scilipotare, voce del verbo

Pensavo che quando tutto questo sarà finito, che saremo ormai grandi e capaci di ragionare senza questo fastidioso chiasso, non dovremo dimenticare. Mi spiego.
Quando questa epoca sarà finita, l’epoca catodica-Berlusconiana intendo, tutti questi figuri, i famigli che a vario titolo infestano la nostra esistenza scompariranno: chi si riciclerà e dirà che l’aveva sempre detto; chi dirà che lui sì, è stato Berlusconiano ma che no, non ci aveva mai creduto e, anzi, lavorava sempre dall’interno contro (questi sono già presenti); chi andrà in galera; chi farà il cameriere e chi, semplicemente, scomparirà.
Ora, non dovremmo permettere che questo accada. Bisognerà sforzarsi di ricordare, di avere sempre presenti i loro nomi e le loro facce per non farli scomparire. Non credo che sia giusto nei confronti di tutto ciò che hanno imposto e impongono alla nostre povere vite.
Come fare? Io credo che una traccia durevole delle nostre civiltà sia la lingua. La lingua racconta quello che eravamo, chi siamo e, soprattutto, ciò che saremo. La lingua è veicolo di novità, di ambiente vissuto e di memoria. Creare una parola adatta per ogni figuro che in questi tempi si aggira nella nostra esistenza credo che sia, considerando i fatti, necessario.
Dove iniziare?
Io direi con….

Sallustio: s. m. [da n. p. Sallusti] Persona che vende se stesso e la propria dignità alle ragioni del proprio padrone (cfr. v. tr. Sallustiare, v. tr. Belpietrare)

Scilipotare: v. tr. [da n. p. Scilipoti] (io scilipoto, tu scilipoti etc.) – cambiare idea e/o casacca: cambiare la propria posizione politica o il proprio pensiero in base a benefici economici o di potere secondo la propria convenienza. Guarda quel politico… fino a ieri era là e oggi è qua. Ha proprio scilipotato!

Mi aiuterete, anche voi, a ricordare?