giovedì 12 gennaio 2012

Fenomenologia della ggioventù

Secondo un recente studio americano (anche perché i recenti studi sono sempre americani) è dimostrato che la nostra biologia, travolta dalla tecnologia e da una vita sempre più frenetica, stia subendo profondi mutazioni. I campi di ricerca aperti dagli ambiti del postmoderno, del postumano, della teoria sociale, di Porta a porta e della biologia evo-devo - tanto per citarne alcuni -, indagano senza sosta la velocità, l’ibridazione, il tecnomorfismo e la gastroenterite duodenale che, dal di dentro – soprattutto la gastroenterite -, scardinano le categorie del reale.
Lasciando agli specialisti questo compito, ci piacerebbe lambire il lato sociologico della faccenda facendo notare come il tempo medio dell’adolescenza e della gioventù si stia allargando a dismisura. Tale stiracchiamento antropologico ha prodotto - e continua a produrre - la nascita di fenomeni molto variegati e, fino ad oggi, sconosciuti. Sperando di fare cosa gradita compiamo una rapida rassegna di questi tipi socio-psicologici che, comunque, rimane aperta ad ulteriori studi e contributi. Con sommo orgoglio, allora, vi offro una stupenda ed irrinunciabile fenomenologia della ggioventù (così come già fatto per la cacca).

Gioventù: questo stadio è il più ampio e, fondamentalmente, ingloba (a vario titolo) tutti i seguenti. È l’unica categoria ermeneutica ancora non sconvolta dalle intemperie culturali solo perché non si fa trovare e fa finta di non essere in casa. Tu le citofoni e lei niente. Tu le telefoni e si attacca la segreteria.

GGioventù: questa attualizzazione delle virtualità giovanili caratterizza, come sappiamo, la fauna di ogni città degna di questo nome. I ggiovani li riconosci subito per lo spregiudicato ciuffo a destra e la parlantina tipica dei ggiovani, del tipo “no, cioè, c’hai una sgoma?” “cazzo, porco qua, porco là”. In rapida espansione, l’ambiente più idoneo per questo organismo è la discoteca, una golf GTI truccata o Facebook. Avvolti molto spesso da bomberini che richiamano i sacchi per la raccolta dell’indifferenziato, li lasciano ostentatamente aperti sul davanti lasciando intravedere la kefiah quale simbolo di originalità e personalità.

GGioventù altra: categoria dello Spirito che schifa la discoteca e frequenta, senza ricordarsene, i ritrovi tipici di questa specie: i rave party. Contro il sistema e contro le leggi dello Stato costituito, si fanno accompagnare da papà in BMW a comprare nei negozi specializzati enormi pantaloni e curiosissimi k-way fosforescenti che costano quanto due mesi di stipendio di un metalmeccanico (questo per rimarcare la loro ostilità al consumismo e alle strutture morali). Spesso indossano marsupi e vengono trascinati in giro dai loro cani che possiedono solo per sottolineare la propria originalità e personalità.

Ggioventù di un certo tipo: insieme più esiguo – ma non per questo meno pericoloso – di esemplari di ggioventù che, curiosamente, odia ogni altro tipo di ggioventù. Contraddistinta dall’indossare una maglietta con disegno buffo ed un cardigan aperto, inforca enormi e pesanti occhiali (di cui non ha bisogno) ed ascolta musica di un certo tipo. Contro il mainstream e il logorio della vita moderna, le loro orecchie sono piene di gruppi dai nomi singolari (tipo “Alice alla prova del sole” o “I cani della Terza C”) o da cantanti che, invece di cantare, si lamentano. Si ritrovano ai concerti segreti organizzati dentro il portabagagli di una vecchia 2Cavalli (che fa più figo) proprio per affermare la propria originalità e personalità.

GGioventù artista: colpiti da una mutazione evidente, gli esemplari di questa specie nascono già con al collo una reflex. La distribuzione di questo genotipo è abbastanza variegata: li puoi vedere sotto i palchi di altri GGiovani artisti per scatti in B/N, mimetizzati dentro una grondaia immortalando una amica sotto la poggia oppure intenti a fotografarsi le scarpe. Non paghi, si truccano e si vestono come capocomici del circo Orfei e si mettono in posa mogi mogi accanto ad enormi e mostruosi girasoli per autoscatti dal titolo: “me and my sadness”. I peggiori sono quelli che si danno un tono da simpatici e aprono blog cinici dai titoli eccentrici tipo “come diventare cintura nera di catechismo” per attestare la propria originalità e personalità.

GGioventù giovane: questo esemplare, dal numero di anni molto esiguo, è specializzata nel farsi le foto allo specchio nel bagno di casa applicandoci sopra spaventosi effetti con Photoshop. Tentando in qualche modo di mascherare la propria condizione, aprono blog in cui mostrano il proprio outfit di giornata mescolando accessori costosissimi a scialle rubati a qualche contadina ucraina. Vera e propria malattia, escono con jeggins, pelliccia di pantegana e benda da pirata per asserire la propria originalità e personalità.

Ggioventù vecchia: questa fascia - che con il passare del tempo acquista sempre più consistenza - racchiude, detto brutalmente, quelli che hanno già dato e che, comunque, non si rassegnano. Provano fino all’ultimo a resistere al passare del tempo e, come atto finale, sfidano il ggiovane dominante cercando di affondarlo colpendolo con il rostro ottenuto dal ciuffo ingellato dei propri capelli. Sconfitti, si ritirano mestamente in qualche angolo della discoteca portandosi a letto ggiovani femmine scartate dai ggiovani dominanti.

Vecchia ggioventù: tipicamente fissata intorno ai quarant’anni, questa fascia di età fa orgogliosamente vanto di essere ancora Ggiovane e ostenta, senza remore, la propria tuta infilata nelle Timberland e scarpe con zeppole e tacchi vertiginosi. Spesso munita di passeggino, la si ritrova nei bar-bene a chiacchierare sorseggiando un bicchiere di vino ed esprimendo giudizi enologici dettagliatissimi (l’unico problema è che il barista, conoscendoli, gli ha rifilato il Tavernello avanzato alla zia).

Vecchia ggioventù vecchia: sulla soglia della pensione, questa varietà è praticamente fuori mercato ma, per congiunzioni astrali note solo ai Maya, eccola ancora a brucare imperterrita nell’habitat ggiovane. Per conoscere l’età di questi esemplari basta contare le macchie dei loro vestiti leopardati o i pois della pashmine.