mercoledì 19 gennaio 2011

Scilipotare, voce del verbo

Pensavo che quando tutto questo sarà finito, che saremo ormai grandi e capaci di ragionare senza questo fastidioso chiasso, non dovremo dimenticare. Mi spiego.
Quando questa epoca sarà finita, l’epoca catodica-Berlusconiana intendo, tutti questi figuri, i famigli che a vario titolo infestano la nostra esistenza scompariranno: chi si riciclerà e dirà che l’aveva sempre detto; chi dirà che lui sì, è stato Berlusconiano ma che no, non ci aveva mai creduto e, anzi, lavorava sempre dall’interno contro (questi sono già presenti); chi andrà in galera; chi farà il cameriere e chi, semplicemente, scomparirà.
Ora, non dovremmo permettere che questo accada. Bisognerà sforzarsi di ricordare, di avere sempre presenti i loro nomi e le loro facce per non farli scomparire. Non credo che sia giusto nei confronti di tutto ciò che hanno imposto e impongono alla nostre povere vite.
Come fare? Io credo che una traccia durevole delle nostre civiltà sia la lingua. La lingua racconta quello che eravamo, chi siamo e, soprattutto, ciò che saremo. La lingua è veicolo di novità, di ambiente vissuto e di memoria. Creare una parola adatta per ogni figuro che in questi tempi si aggira nella nostra esistenza credo che sia, considerando i fatti, necessario.
Dove iniziare?
Io direi con….

Sallustio: s. m. [da n. p. Sallusti] Persona che vende se stesso e la propria dignità alle ragioni del proprio padrone (cfr. v. tr. Sallustiare, v. tr. Belpietrare)

Scilipotare: v. tr. [da n. p. Scilipoti] (io scilipoto, tu scilipoti etc.) – cambiare idea e/o casacca: cambiare la propria posizione politica o il proprio pensiero in base a benefici economici o di potere secondo la propria convenienza. Guarda quel politico… fino a ieri era là e oggi è qua. Ha proprio scilipotato!

Mi aiuterete, anche voi, a ricordare?